mercoledì 9 ottobre 2013

Per chi suona il campanello





Toc Toc. Chi è?
Riponiamo ancora fiducia nelle ottobrate romane ma con la meteorologia non si scherza. Nessuno vuole beccarsi un fulmine in testa di domenica pomeriggio, giusto? Dunque perché non approfittare della possibilità di gustare il pranzo della domenica nell'intimità della propria casa. Se hai fatto tardi il sabato sera o semplicemente hai voglia che qualcuno cucini per te, COSERA è la giusta esperienza.
Personalmente, la domenica mattina speravo sempre che nessuno mi svegliasse per la messa. Quando questo accadeva c'era una sola ragione: le donne della mia famiglia erano tutte occupate a cucinare. Riuscivo a languire fino a mezzogiorno, quando l'odore delle polpette della nonna arrancava sotto l'uscio con insolita perizia. Con il nostro servizio a domicilio vogliamo consegnare quella stessa dimensione, la possibilità di restare a letto fino a tardi e usare il profumo del cibo come sveglia. 
Niente venditori porta a porta o imbonitori da canali regionali. 
Se ti affidi allo spioncino e ci contatti entro la mezzanotte del venerdi per scegliere il colore del tuo menù, non hai nulla da temere.

domenica 6 ottobre 2013

Conservati trasparente



Affascinante retrospettiva sull'utilizzo del vetro. Conservazione da cui traspare diligenza. 
Il vedo\non vedo retrocede fuor di sesto, riflette i colori e trasforma l'ambiguità in contenuto sedimentato.
Cosa facciamo? La risposta è illuminante nella sua semplicità. Prendiamo l'educazione culinaria ricevuta dall'infanzia con una nonna di nome Maria e la riversiamo in un vasetto di vetro a chiusura ermetica. Perché la bontà deve essere bella, e questo vale tanto per le cose da mangiare che per gli eroi greci.
Di seguito i memorabilia - non epigonici - della nostra cucina.


(Bianconiglio tonnato)


(Orzotto pre-Halloween con quenelle di taleggio)

 
(Polpette di zia Lina)



(Solenoide di zucca e semi)


(Navata di gnocco romano ai funghi)





mercoledì 2 ottobre 2013

Cosera scopre la luna


Tutti in fila, sul confine del mondo, ad elemosinare soddisfazione e pienezza. Saturi di niente se non del bisogno e ancora a chiedere un pezzo in più, un po' d'altro di qualcosa. Qualsiasi.
Ulula ad un pieno di luna solo chi non ha le mani sporche di farina e si può ancora salvare dai disastri dell'aderenza usando due cucchiaini di malto.
Siamo in grado di tenere la bocca chiusa quando serve ma trattiamo le battaglie ancora  come giuramenti, perché è più lontano dalla fine chi mangia con la testa. Vogliamo sentirci speciali anche in metropolitana, nel mezzo del cammin di molti altri; quando quello che dovremmo saper fare è mangiare il nostro tozzo di pane e sperare di renderlo sapido abbastanza. Riusciamo a riconoscerci anche senza bisogno di un nome? O non guardiamo piuttosto dentro il gusto degli altri per accomodarci e riconoscerci? Voglio mangiare tutto, anche il nominalismo; e voglio cucinare per tutti, costringere gli inappetenti a gustarsi pure l'aria con l'aggiunta di papavero in semi e decilitri di acqua tiepida. 


E che tanto tutto si aggiusta ce lo hanno già detto, ma andrebbe diviso, sezionato, messo uno accanto all'altro e poi spinto in una zona calda, rassicurante, capace di dorare la superficie e rendere ogni singolo un fratello.
Per uscire dalle miniere bisogna portare con sé qualcosa da moltiplicare, creare miracoli tra le rocce e far splendere diamanti grezzi che messi al collo ci permettono di volare.
E sperare di avere ancora lacrime da versare per un paio di kg di pasta cresciuta.

pane integrale ai semi di papavero,
singolari al plurale.